E per quanto la pioggia di Gennaio
sia gelida ed il tuo viso rosso fuoco,
e per quanto la terra sia sofferente,
nuda nella sua apparente desolazione,
potresti fermarti qui, a prender fiato,
tra i tronchi scuri dell’ebano africano
e le piccole bacche carnose del gelso nero,
giusto per addolcire il tuo sonno sottile
con i profumi gentili dell’amore sommerso,
quello dalla pelle morbida e dalle labbra blu,
quello aggrappato all’ultima minuscola goccia
che viene giù dal cielo plumbeo
di questo giorno appannato di Gennaio.
Ed è ancora a Gennaio che i soldati
scavano i loro inferni di trincea,
il tempo delle promesse e delle parate
è ormai lontano, trascorso da un pezzo,
seppellito sotto le parole provocanti
d’una ingrata vestale, sposata con l’abietto culto
delle leggi sconvenienti d’un nano,
incline alle insinuazioni ed ai machiavellici pretesti,
del tutto ignaro del sangue che scorre
sotto il fardello delle calunnie infondate…
oh invitto capitano d’un veliero tormentato
dai travolgenti marosi e le roventi nostalgie
di quei fuochi notturni che consumarono l’aria fredda di Gennaio.
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